Ginecologia
Per molto tempo il tumore della cervice uterina ha rappresentato la più frequente forma di cancro per le donne, ma negli ultimi anni il quadro è profondamente cambiato. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, questo tumore è ancora la seconda causa di morte per cancro, mentre nel mondo Occidentale il numero dei casi e quello dei decessi continuano a diminuire grazie soprattutto all’introduzione del Pap-test, uno strumento di diagnosi precoce molto efficace.
In Italia ogni anno si manifestano circa 3.500 nuovi casi, mentre una donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata, ma le probabilità di morire a causa di questa malattia sono inferiori all’1‰.
La ricerca scientifica ha dimostrato che la causa necessaria per sviluppare il tumore del collo dell’utero è la presenza e persistenza di HPV oncogeni (Human papilloma virus) che possono causare alterazioni nelle cellule del rivestimento della cervice. Queste passano così dallo stato normale a quello di lesioni precancerose che in alcuni casi, se trascurate, possono trasformarsi in tumore.
Si tratta di virus a prevalente trasmissione sessuale, molto diffusi, che in presenza di altre condizioni predisponenti possono indurre, nelle cellule del collo dell’utero, la trasformazione tumorale. Il tempo che intercorre tra infezione da HPV e tumore può raggiungere anche 15-20 anni.
È comunque necessario ricordare che non tutte le infezioni da HPV provocano il cancro della cervice. La maggior parte delle donne che entrano in contatto con il virus, infatti, sono in grado di eliminare l’infezione grazie al proprio sistema immunitario senza successive conseguenze a livello di salute. Infine, è stato ormai accertato che solo alcuni degli oltre 100 tipi di HPV sono pericolosi dal punto di vista oncologico (HPV16 e HPV18), mentre la maggior parte rimane silente o si limita a dare origine a piccoli tumori benigni.
Per quanto riguarda la prevenzione, tutte le misure che limitano le possibilità di infezione (uso del profilattico o vaccinazione) risultano protettive contro questo tipo di cancro pur non essendo efficaci al 100%: il preservativo, per esempio, non protegge completamente dall’infezione dal momento che il virus può essere trasmesso anche attraverso il contatto di regioni della pelle non coperte dal profilattico.
Limitare il numero dei partner sessuali e cercare di evitare rapporti con persone a rischio restano due consigli utili per la prevenzione, anche se la strategia vincente in questo senso si basa sui controlli ginecologici regolari con l’esecuzione del pap-test.
Il Pap-test è esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule del collo dell’utero. Il Pap-test è un test di screening, la cui funzione principale è quella di individuare, nella popolazione sana femminile, donne a rischio di sviluppare un cancro del collo uterino. Si tratta di un esame veloce e indolore che permette di identificare le lesioni pre-cancerose negli stadi iniziali.
A partire dall’inizio dell’attività sessuale, e comunque non oltre i 25 anni e almeno fino ai 70 anni, tutte le donne dovrebbero sottoporsi a questo esame con regolarità una volta ogni tre anni, a parte casi particolari.
Per la sua esecuzione viene prelevata con una spatola una piccola quantità di cellule del collo dell’utero. Le cellule vengono quindi strisciate su un vetrino, colorate secondo il metodo di Papanicolau ed infine esaminate al microscopio.
La diagnosi di lesioni in fase pre-clinica offre ampie possibilità di guarigione con terapie conservative e poco aggressive.
Prima di effettuare il Pap-test è opportuno evitare l’uso di ovuli, creme o lavande vaginali nei 5 giorni precedenti il prelievo e astenersi da rapporti sessuali senza profilattico nelle 24 ore precedenti. Il Pap-test non si può effettuare durante il ciclo mestruale (devono trascorrere almeno 5 giorni dall’ultima perdita).
La vaccinazione per il tumore del collo dell’utero non è sostitutiva di un periodico screening per il cancro cervicale; pertanto le donne vaccinate devono eseguire il Pap-test regolarmente.
In Italia il vaccino è oggi fornito gratuitamente alle bambine al compimento dei 12 anni. Gli studi effettuati sulla popolazione adulta con una vita sessuale già attiva non hanno mostrato un beneficio nella vaccinazione di questa categoria di persone, in quanto circa sette donne adulte su 10 sono già entrate in contatto con il virus e lo hanno eliminato dal proprio organismo grazie all’azione del sistema immunitario.
L‘ecografia trans-vaginale (ETV) è un esame efficace per individuare il cancro dell’endometrio prima che si manifestino i sintomi della malattia. Si tratta di un esame ecografico dell’apparato genitale femminile (utero, ovaia, tube) eseguito con una sonda introdotta in vagina.
Grazie alla vicinanza della sonda agli organi genitali interni, è possibile ottenere informazioni più dettagliate rispetto alla sola ecografia pelvica addominale. La sonda vaginale consente di visualizzare strutture delle dimensioni dell’ordine del millimetro, che non sarebbero altrimenti visibili per via trans-addominale.
In questo modo l’accuratezza diagnostica è assai più elevata, sia per la diagnosi di patologie dell’utero che delle ovaie (es.: cisti, fibromi, tumori).
Questo esame può essere eseguito in ogni momento del ciclo mestruale o in menopausa, è del tutto indolore e privo di effetti collaterali.
Durante la visita ginecologica presso la LILT, lo Specialista potrebbe ritenere opportuno effettuare un’ecografia trans-vaginale. In questo caso l’utente è libera di scegliere di eseguire l’esame presso la LILT (anche durante la visita stessa) o presso altra struttura di Suo gradimento.
Se decidesse di effettuare l’ecografia nei nostri ambulatori, il costo è di € 50,00 e andrà saldato all’atto del tesseramento.
Le visite ginecologiche si eseguono negli ambulatori LILT di Merate (Novate), Casatenovo, Lecco e Missaglia, su appuntamento telefonando ai numeri disponibili nella sezione “contatti“.
Per ulteriori approfondimenti, scarica l’opuscolo redatto dal Comitato Scientifico Nazionale della LILT sul tumore al collo dell’utero.
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